L'amore per gli animali è istintivo? Il biologo Harvard E. O. Wilson, nel 1984, formulò l'ipotesi che la nostra specie abbia un'affiliazione istintiva al mondo naturale. Secondo Wilson la “biofilia”, ovvero quell'attrazione degli individui della nostra specie per le altre forme di vita animale o vegetale, è una predisposizione innata, genetica dell'essere umano, legata alla storia evolutiva della nostra specie. Tale attrazione costituisce il primo passo per allontanarsi da se stessi e provare un senso di comprensione e immedesimazione con gli altri esseri viventi, ovvero l'empatia. (Jana Krcmarova, 2009) (Hal Herzog, 2010) (E. O. Wilson, 1985).
E' molto importante comprendere le ragioni per cui l'uomo sia attratto dall'animale e quali siano i benefici che ne trae dalla relazione con quest'ultimo. È proprio su questa relazione che si basa la pet therapy.
Secondo Marchesini “l'uomo non è capace di vivere senza gli animali, l'uomo lontano dagli animali diventa meno uomo; questo paradosso nasce dalla consapevolezza che la cultura non è chiusura dell'uomo all'interno delle proprie caratteristiche di specie, ma un mettere in discussione le proprie caratteristiche di specie costruendo un ponte ibridativo con un'altra alterità, che vede il mondo in maniera diversa, che è immersa nel mondo in maniera diversa, che ha una diversa cognizione del mondo, che ha una diversa operatività sul mondo. La fondazione epistemologica della pet therapy e dell'interesse per gli animali sta nel fatto che l'uomo non è un essere autosufficiente, ha aperto la propria storia evolutiva attraverso una relazione con la partnership animale, e quindi ha motivazioni profonde per farlo. L'animale costituisce un'entità di estremo fascino per l'uomo, l'uomo fa fatica a sottrarsi alla presenza animale, l'uomo non solo osserva ma ha bisogno molto spesso di adottare un animale” (Marchesini, 2004).